SECESSIONE? MA SIAMO SERI!

Prima di parlare di statuto di autonomia sarebbe utile discutere su alcuni punti e definizioni che secondo me sono ineludibili per iniziare un percorso condiviso. Di seguito il punto 4 di 5

4) Secessione:

Tutti coloro che anelano ad una secessione lo fanno soltanto per un non meglio specificato sentimento pangermanico? Sognando, dal punto di vista demografico, il ritorno ad un Südtirol ottocentesco?

Si sono mai confrontati con i settori produttivi? Gli imprenditori che dicono?

Cosa succederebbe alle inevitabili presenze non pienamente allineate alla nuova cultura predominante che si andrebbe a creare, verrebbero assimilate? Dovrebbero sparire?

In un’Europa delle regioni, in cui, anche se al momento il processo sembra avere una battuta di arresto, i confini saranno sempre più labili, ha senso parlare di una secessione?

Propongo alle frange più convinte della necessità di secessione, per non rimanere nell’ambito del folclore politico, a confrontarsi su una forte e condivisa autodeterminazione che rappresenta sicuramente, se basata su inclusione e condivisione, la strada più proficua per tutti.

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Commenti

Die deutsch- und ladinischsprachigen Südtiroler sind eine Minderheit in einem fremden Staat, der wenig Rücksicht auf seine Minderheiten nimmt. Die Pflicht zur Zweisprachigkeit wird überall verletzt: bei der Post, bei der INPS und bei den Carabinieri genauso. Deutsche Beipackzettel gibt es nur auf Nachfrage, Inhaltsangaben nur auf deutsch sind verboten usw.. Vom Recht auf Gebrauch der ladinischen Sprache gar nicht zu reden. Ein unabhängiges Südtirol würde die Möglichkeit bieten, eine mehrsprachige Gesellschaft nach schweizer Vorbild zu gestalten. Da wären dann endlich alle gleich. Dass das mit Italien nicht funktioniert, sehen wir seit bald hundert Jahren.
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Purtroppo i paraocchi impediscono, a chi non vuole vedere più avanti del proprio naso, di guardare al futuro con l'obbiettività necessaria. In Svizzera ognuno parla la lingua che preferisce ma pressoché tutti parlano tre o quattro lingue, mentre qui se ne vorrebbe parlare solo una. Se il bugiardino in tedesco lo si ottiene a richiesta, si dovrebbero allora richiedere anche le descrizioni degli ingredienti o dei contenuti di tanti prodotti austriaci o tedeschi commercializzati qui, in italiano e in ladino. Ma non facciamo ridere! Quanto al rispetto delle minoranze, non c'è paese al mondo che le rispetti più dell'Italia. Se l'Alto Adige è talvolta portato ad esempio di civile (comunque migliorabile) convivenza, non è certo merito dei paesi confinanti. E qualcuno continua a parlare di secessione! Mi vengono in mente le piramidi egiziane. Son 5000 anni che sono lì e ci resteranno almeno per altri 5000 per il semplice motivo che non sono state costruite con dei mattoncini (anche se sarebbe stato più facile).
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@dario gigli: Sie sprechen von einer "Scheuklappenmentalität", geben in Ihrem Beitrag jedoch zahlreiche Behauptungen von sich, die (zugegebenermaßen auch von vielen anderen so geglaubt und wiedergegeben werden) sich so aber nicht belegen lassen. So haben in unserem Land (laut ASTAT Sprachbarometer 2014) "etwa 75% der Deutschsprachigen und knapp 40% der italienischsprachigen Südtiroler gute Fähigkeiten" sich in der jeweils anderen Sprache auszudrücken. ["die Ladiner sind nahezu vollkommen dreisprachig"] Beide Werte haben sich in den letzten 10 Jahren um mehr als zehn Prozentpunkte verbessert, Südtirol sollte also auf dem richtigen Weg sein. Auch geben 76% der Deutschsprachigen und 68% der Italienischsprachigen an, dass die Kenntnis der jeweils anderen Sprache "sehr wichtig für ein gutes Zusammenleben" ist.
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@dario gigli: Auch wenn Sie von Italien als "bestem Land der Welt für Minderheiten" reden, würde ihnen ein Blick über den Tellerrand gut tun: Autonomien wie beispielsweise in Åland, selbst abspaltungswilligen Regionen wie Katalonien, Quebec oder Schottland wird vom Zentralstaat in vielen Bereichen mehr an Selbstverwaltung gewährt, als dass Italien Südtirol gewähren würde. Auch wird Italien als einsprachiger Staat seinen anderssprachigen Bürgern nie dieselben Rechte gewähren, wie mehrsprachige Länder wie die Schweiz, aber auch Finnland oder Kanada allen ihren Bürgern, egal welcher Muttersprache, gewährt. Auch historisch, den "Nachbarländern" (Ich vermute Sie beziehen sich auf Österreich) ihren Verdienst um die Autonomie Südtirols und damit dem friedlichen Zusammenleben der Südtiroler abzustreiten, ist ziemlich vermessen. Ich will nicht leugnen dass es ohne ein Entgegenkommen Italiens nicht zur Umsetzung des zweiten Autonomieabkommens gekommen wäre. Jedoch geschah dies nicht aus einer "spontanen Freundlichkeit" Italiens heraus, sondern erst unter starkem südtirolerischem (siehe BAS), österreichischem und internationalem Druck (Gruber-De-Gasperi-Abkommen 1946, UN-Resolution 1497/XV 1960) - und das auch erst, nachdem Südtirol bereits über 70 Jahre Teil Italiens war (Umsetzung bis 1992).
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