Il prossimo statuto

In una società civile, moderna e consapevole, la necessità di modificare le regole nasce per lo più dai cambiamenti culturali e sociali, dall'evoluzione tecnologica, dai comportamenti e dalle aspettative delle persone che, come è comprensibile, mirano ad un maggior benessere non solo per se stesse ma anche e soprattutto per i figli, per i nipoti e, perché no, per tutti gli altri che verranno. Viene naturale quindi,  in questa particolare provincia, verificare la possibilità di aggiornare e possibilmente migliorare quanto delineato dallo Statuto corrente. A mio parere il primo punto da toccare è quello dell'istruzione. Mi sembra arcaico, in una visione europea, tenere separato l'insegnamento della lingua tedesca da quella italiana. Se si avesse il coraggio di cominciare ad insegnarle entrambe già alle scuole materne, proseguendo fino a tutti i livelli successivi, in pochi anni ci sarebbero nuove generazioni di giovani bilingui (e trilingui per i molti dei livelli più elevati). Contemporaneamente potrebbero essere abolite le scuole "tedesche" e le "italiane". Esisterebbero le scuole bi/trilingui della provincia di Bolzano e penso che sarebbero le uniche in Europa. Quando tutti i cittadini conoscono bene entrambe le lingue, potrebbe decadere la necessità di doversi dichiarare appartenenti all'uno o all'altro gruppo etnico, e con essa la mortificazione dei figli mistilingui di dover scegliere tra l'uno o l'altro dei genitori. Potrebbe essere ridotta la proporzionalità a pura statistica di controllo, privilegiando di più, per le assunzioni, il merito. Qualcuno dirà che così si perde identità. Secondo me l'identità la perde chi la vuole perdere. Se si guarda più avanti del proprio naso, c'è una identità europea che aspetta le nuove generazioni. Penso all' Europa attuale, 27 nazioni i cui P.I.L., se sommati, occupano il primo posto al mondo, al fianco degli U.S.A., e penso a questa regione, a questa particolare Provincia di Bolzano che nasconde in sè capacità, potenzialità, intelligenza tali che, come un virus benefico, potrebbe diventare un esempio, un modello da ampliare e divulgare fino ad influenzare positivamente il resto del continente. Sarebbe una sfida bellissima  che richiede però l'eliminazione delle frontiere che molte persone, ancora oggi, hanno radicate nella propria testa, ma richiede anche una guida di politici illuminati   e lungimiranti. Chiudo citando un pensiero di A. Einstein, che una volta disse:"Spesso ci ritroviamo a discutere di cose che vorremmo fare e non le facciamo perché pensiamo che non si possono fare. Poi arriva uno che non lo sa, e le fa".

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Sono nato il 31/01/1944, mi sono diplomato al G. Galilei nel 1963 e ho lavorato in una grande industria italiana praticamente per tutto il periodo lavorativo.
Ho iniziato come operaio ed ho concluso l'attività con la qualifica di dirigente/vice direttore. Ovviamente, attualmente sono in pensione e vivo qui a Bolzano.