Prima di parlare di statuto di autonomia sarebbe utile discutere su alcuni punti e definizioni che secondo me sono ineludibili per iniziare un percorso condiviso. Di seguito il punto 1 di 5
1) Autodeterminazione:
Il bisogno di autodeterminazione cresce proporzionalmente al crescere della presa di coscienza di un’Europa senza confini tangibili e barriere allo spostamento di persone e merci, la spinta all’autodeterminazione è tanto più intensa quanto più, la cultura e le tradizioni presenti sul territorio, siano individuabili e circoscrivibili.
Quanto appena descritto, sicuramente condivisibile, presenta però dei limiti quando l’esasperazione nella conservazione di tradizioni e cultura da il via a comportamenti palesemente xenofobi.
Ciò che nel trattato di Parigi era stato previsto per evitare una possibile assimilazione della cultura di lingua tedesca presente sul territorio, è stato esasperato, nell’interpretazione corrente dello statuto di Autonomia, portando il gruppo di cultura tedesca ad arrogarsi l’esclusività del processo di Autodeterminazione.
Sicuramente la presenza nel dopoguerra di una grossa fetta di oriundi di cultura Italiana, e la contemporanea amministrazione statale estremamente poco permeabile alla popolazione locale, hanno favorito l’idea del fortino da difendere.
La situazione è cambiata! È profondamente cambiata. I figli ed i nipoti di quegli oriundi del dopoguerra sono nel frattempo diventati inevitabilmente parte di una nuova entità culturale dai contorni non più così definiti come lo poteva essere all’alba del dopoguerra.
La suddivisione in gruppi etnici in base all’appartenenza linguistica puzza della più bieca ingegneria sociale ottocentesca e novecentesca.
Il mondo intero è ormai multiculturale, mantenere le culture separate è antistorico ed illogico ed anche difficilmente attuabile se non a seguito di intense frizioni che aumenteranno all’aumentare della consapevolezza di coloro che inizialmente erano ospiti e che nel frattempo sono diventati cittadini a tutti gli effetti e quindi sempre più disposti a condividere le sorti del territorio in cui vivono.
Propongo che venga quindi inserito nel nuovo statuto che l’Autodeterminazione interessi l’intera popolazione residente in Alto Adige, sia per coloro che vantano una genealogia autoctona, sia coloro che qui sono nati e qui sono cresciuti, e per tutti coloro che dell’Alto Adige sono venuti a far parte e di cui ne condividono i futuri principi di rispetto reciproco.
Inclusione e condivisione sono i principali presupposti per un territorio senza tensioni sociali.
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