Trovo abbastanza fuori posto parlare di “appartenenza etnica” in Alto Adige quando s’intendono gli italiani di Via Milano a Bolzano. Non si tratta di una popolazione del Brasile d’origine antica, dove non è chiara l’integrazione politica e culturale nello Stato Brasiliano, non ci sono confini territoriali precisi, la lingua parlata non è dotata di belle lettere… in quei casi li, dove non è corretto parlare di una nazionalità, di un popolo che ha tutte le premesse per diventare Stato, in quei casi la sociologia, specie americana, parla d’etnie. Quindi?
La medesima osservazione vale per noi Tirolesi di lingua tedesca. E non mi sento affatto a mio agio, quando sento parlare di “oriundi” dell’Alto Adige. E’ una vecchia terminologia della guerra fredda tra italiani e tirolesi (appena scesi dalla guerra calda che imperversav sulle cime delle Dolomiti), che in Alto Adige ha inquinato il clima politico e culturale tra il 1919 e il 1990. La pubblicistica italiana ci ha chiamato “oriundi di…” o “allogeni” o “alloglotti” o addirittura di “origine teutonica” per non chiamarci con il nostro nome consolidato, semplicemente “tirolesi”. Poi strada faccendo siamo diventati “sudtirolesi”, prendendo in prestito la denominazione dei nostri vicini del Trentino, che ancora in pieno risorgimento furono chiamati “fratelli tirolesi” dai patrioti lombardi.
Vedo invece di buon occhio gli sviluppi degli ultimi decenni, quando l’etnico è stato sostituito pian pianino con il linguistico. Qualcuno ha anche iniziato a chiedersi timidamente se i “sudtirolesi” sono solo di lingua tedesca e ladina, o se sono anche di lingua italiana. Penso che un italiano che in Alto Adige si sente a casa sua, non deve aver alcun timore a chiamarsi “sudtiolese di lingua italiana” e che nessuno ha il diritto di denigrarlo mettendo in dubbio la sua identità italiana, come in Svizzera nessuno mette in dubbio l’identità italiana degli abitanti del cantone Ticino. Ma la scelta di un italiano di chiamarsi sudtirolese o meno deve essere esclusivamente sua e di nessun altro, e tantomeno di un’autorità qualsiasi.
A mio avviso è più corretto parlare di nazionalità, di minoranza nazionale, di Stato Nazionale, d’Autonomia regionale e di discriminazione o non discriminazione nazionale o linguistica che non di etnie dell’Alto Adige, di oriundi locali o di gabbie etniche.
Un’osservazione a parte sulle “gabbie etniche”: Si tratta di un termine politico coniato da Alexander Langer in un periodo di battaglia esasperata contro la separazione della popolazione altoatesina attraverso la rigida segregazione dei gruppi linguistici. L’immagine della gabbia era tanto efficiente dal punto di vista della comunicazione politica, quanto aperta a fraintendimenti e cattive interpretazioni. Cerco di riassumere i concetti fondamentali:
Dover dichiarare un’identità (sia essa linguistica, religiosa o altro) diversa da quella generale produce una serie di problemi di fondo che voglio illustrare con esempio concreto. Stalin nella sua follia persecutoria ha fatto inserire nel passaporto di tutti gli ebrei l’indicazione “ebreo”– non perché aveva l’intenzione di consegnare ad ogni ebreo una casa decente, ma perché voleva andare a colpo sicuro, quando si trattava di segregare, discriminare o arrestare gli ebrei – singoli o collettivamente! La dichiarazione d’appartenenza in quel caso era una misura discriminatoria e contraria ai diritti umani.
Alexander Langer aveva molte ragioni dalla sua parte, quando gridava ad alta voce, che la “dichiarazione etnica” era pericolosa, ma era – ¬ a mio avviso – anche troppo pessimista. Non si fidava del buon senso politico attuale, dello Stato di diritto e della possibilità di usare uno strumento (a prima vista pericoloso) in modo positivo.
Quando accettiamo il criterio della proporzionalità per garantire un’equa distribuzione di case e di posti di lavoro, senza discriminazioni per ragioni linguistiche o altro, dobbiamo anche rilevare l’appartenenza di chi deve essere trattato equamente. Inoltre dovrebbe essere prassi scontata, che i dati dell’appartenenza sono tratti come dati della Privacy, accessibili solo da parte dell’interessato attraverso il suo pin code, e utilizzabili solo da parte dell’ente pubblico che deve attribuire il bene da distribuire equamente. La custodia dei dati deve essere garantita da un ente pubblico affidabile (autorità giudiziaria? Altro?).
Penso che ci sono dei criteri migliori di quelli attuali per arrivare ad un quadro attendibile della composizione nazionale, culturale e linguistica in Alto Adige. Semplificando dico, che non andrei a chiedere, se un cittadino dell’Alto Adige appartiene al “gruppo etnico” tedesco, italiano o ladino. Andrei invece a chiedere: In quale lingua vuoi ricevere una buona notizia dall’ente pubblico? In Italiano? Tedesco? o Ladino? In tal modo si risolverebbe il problema dei multilingui che forse dovrebbero tirare a sorte, ma la scelta non sarebbe drammatica, sarebbe anche risolto il problema dei 40.000 nuovi cittadini che parlano più di cento lingue diverse, e sarebbe risolto infine il problema dei monolingui, che non hanno dubbi né tanta scelta a tale proposito.
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